Cosa c’è alla base del matricidio? Perché un figlio dovrebbe uccidere la propria madre?
Una delle patologie più frequenti in ambito psichiatrico è proprio quella che riguarda i figli maschi che uccidono le madri. Si tratta di un fenomeno che si è sempre verificato e che corrisponde ad una patologia per cui questo ragazzo non riesce a liberarsi dal dominio della madre, dal dominio di una persona che è vista come una padrona; egli non pensa di far nulla che possa allontanarlo da lei anche per paura di darle un dispiacere. Nel momento in cui la madre è così oppressiva e questo suo comportamento provoca angoscia nel ragazzo, creando un clima negativo in famiglia, il figlio arriva ad ucciderla. Il matricidio dunque scaturisce dal “normale” dominio della madre sui figli, situazione che viene a scemare quando un ragazzo si allontana dalle mura domestiche per creare una propria famiglia; ma quando rimane a lungo tra le mura domestiche e si sente obbligato a vivere in un determinato modo, allora arriva a un punto di non ritorno, volendo porre fine a quella che egli considera solo una situazione opprimente e soffocante. Naturalmente la maggior parte di questi soggetti sono psicotici, schizofrenici.

Il diciassettenne di Cosenza avrebbe confessato di aver commesso l’omicidio a causa dei continui rimproveri da parte della madre. E’ una motivazione plausibile?
Era il ragazzo a sentirsi continuamente rimproverato, ma in realtà le madri non hanno colpa in quanto è nella natura di ogni madre rimproverare o impartire regole, succede a tutti; in questo caso è stato il ragazzo ad amplificare tali atteggiamenti.

Quale significato possiamo attribuire al tatuaggio che il ragazzo ha fatto una settimana dopo la morte della madre con la scritta: “Nemmeno la morte potrà separarci. Ti amo mamma”?
Io non penso sia stato un modo per depistare le indagini e per allontanare i sospetti da se. Il motivo a mio avviso, è che egli non può vivere senza la madre, è un modo per far capire a se stesso che la mamma è ancora presente, in quanto ha un bisogno morboso della madre. L’ha fatto dunque per lo stesso motivo per cui l’ha uccisa.

Quanto coincide il fattore adozione con tale omicidio?
Il fatto che il ragazzo fosse stato adottato non può essere considerato rilevante in quanto tale rapporto morboso può instaurarsi sia con i figli naturali che con i figli adottivi. Anzi, in questo caso ci troviamo di fronte ad un attegiamento ambivalente: da un lato una madre che lo ha abbandonato, dall’altro una madre che lo ha ripreso; dunque il ragazzo si sente ancora di più in difficoltà nei confronti di colei che l’ha accettato come figlio vivendo sempre con l’idea dell’abbandono.

Intervista comparsa su notia.it